Mio figlio ha smesso di usare lo smartphone

24 marzo 2018

Mio figlio ha smesso di usare lo smartphone

Circa un anno fa abbiamo deciso, io e mia moglie, di dare un vecchio cellulare a mio figlio di 10 anni, uno smartphone senza SIM, che quindi poteva essere usato online solo tramite WiFi di casa. L’idea era quella di consentirgli un approccio graduale all’uso del telefonino, monitorandone il comportamento. Gli creai un account tramite una licenza di G Suite for Education, quindi con un account sotto il mio pieno controllo, iniziando ad usare assieme YouTube, la navigazione su Internet e la chat con Hangout (uno dei pochi programma che permette una chat senza la necessità di un numero telefonico), nessun social.

I primi giorni timidi piano piano trasformati in un uso sempre più assiduo, molti giochi un po’ di chat con i genitori, nonni e zie, poi sempre più uso di YouTube.

La cosa è andata avanti per diversi mesi, con un uso quotidiano di uno, due ore al giorno, di giochi, moltissimo YouTube e un po’ di chat.

Qualche mese fa ha scoperto Minecraft e poi YouTube sul PC, “babbo ma qui si vede molto meglio!”, e abbiamo notato che l’uso del telefono è quasi del tutto scemato, ora ci litighiamo il PC. Il telefono giace quasi sempre scarico sulla sua scrivania.

Non penso durerà, anzi credo che questa parabola ora nella fase discendente presto si trasformerà in una nuova “dipendenza”, ma quello che mi ha fatto riflettere è che la grande forza attrattiva dello smartphone è e rimane la comunicazione con gli amici, con la propria rete sociale, che va oltre la famiglia, e che senza questi strumenti “social” probabilmente lo smartphone nei ragazzi e ragazze (e anche nei meno giovani) sarebbe rimasto uno strumento secondario della loro esistenza.

Nessuno dei suoi amici è ancora “su internet” (ed è giusto così), ma sono certo che nel momento in cui la sua rete sociale inizierà ad essere connessa, quello strumento che ora giace scarico in camera sua, tornerà ad essere uno strumento vitale. Del resto come biasimarli, chi, alla loro età, nei lunghi pomeriggi d’inverno non avrebbe voluto uno strumento che lo tenesse in contatto con la sua rete di amici più intimi? Per organizzare pomeriggi, per quella comunicazione asincrona che rende lo scambio di emozioni istantanea e perenne, ne saremmo rimasti dipendenti anche noi, non ho dubbi, anche noi ragazzi degli anni 80.

Mentre faccio queste considerazioni mio figlio è di là che si annoia, con lo smartphone spento, e va bene così.